venerdì 20 marzo 2020

Aneddoti sulla Benedizione delle 36 coppie

Libro 9 La Famiglia Benedetta

Capitolo III

Il significato provvidenziale delle famiglie benedette

Sezione 1

1.3. Aneddoti sulla Benedizione delle 36 coppie

Nel 1961 la cerimonia della Benedizione delle 36 coppie si svolse in mezzo al caos e ad una grande confusione. Alla fine dovemmo mettere qualcuno di guardia alla porta prima di poter dare inizio alla cerimonia. Ciò nonostante, feci tutto ciò che dovevo fare, malgrado il rumore che facevano i contestatori. I genitori delle 36 coppie si accalcarono intorno al posto, lanciando ogni genere di insulti e continuando a causare un grande scompiglio. Alcuni arrivarono persino a mandare delle lettere anonime in tribunale, chiedendo che fossi messo in prigione; di conseguenza dovetti presentarmi in tribunale diverse volte. In particolare ci furono dodici persone che lavorarono freneticamente per distruggere la Chiesa dell’Unificazione, spargendo polvere di carbone dappertutto. La Chiesa dell’Unificazione si sviluppò in mezzo a questo tumulto. Dovevamo porre le basi per la vittoria nello stesso posto dove la gente si accaniva contro di noi. In una situazione pericolosa e in mezzo a un’aspra opposizione, ho stabilito la base per la vittoria. (23-317, 8.6.1969)

Al tempo in cui dovevamo tenere la Benedizione per le 36 coppie, ai genitori degli sposi e delle spose mandai un invito a mio nome che diceva:

«Cari genitori, il tal giorno vostro/a figlio/a si sposerà nella Chiesa di Cheonpa-dong. Per favore, sappiate che potrete assistere alla cerimonia solo se indosserete degli abiti da cerimonia nello stile tal dei tali, altrimenti non potrete partecipare».

Quell’invito suscitò una grande agitazione fra i genitori; non potete immaginare quanto rumore fecero per questo, gridando: «Ma com’è possibile che succeda una cosa del genere! Chi osa mandare ai genitori un invito alle nozze dei propri figli?» Comunque, potevano fare tutto il rumore che volevano. Io feci le cose come avevo deciso. Anche se avevano chiamato la polizia per me, alla fine tutto si svolse nel modo in cui volevo io, non in quello in cui volevano loro. (162-321, 17.4.1987)

Quando le 36 coppie furono benedette, dovettero trattare i loro genitori come l’arcangelo. Nessuno informò i genitori del matrimonio. All’ultimo minuto, poiché non c’era altra scelta, io mandai gli inviti ai genitori circa una settimana prima delle nozze includendo tante condizioni, come la necessità di indossare gli abiti santi da cerimonia e così via. Allora i genitori mi ricoprirono di insulti, gridando che non avevo nessun diritto di portare via i loro figli e farli sposare. Suscitarono diversi scandali pubblici, ma non era possibile evitarlo. Pensate un attimo a quale dispiacere devono aver provato quei genitori. Alla fine, dovemmo chiudere il portone di ferro e impedire completamente che entrassero. Quelle furono le misure che prendemmo per separarci da Satana. (90-124, 21.10.1976)

Fra le 36 coppie, c’è un leader il cui padre era una persona molto conosciuta. Essendo un uomo molto importante, non mi teneva in grande considerazione. Infatti, non mi considerava più di quello che era considerato il poeta vagabondo Kim Sa-gat, e diceva questo e quello sul mio conto. Quando giunse il tempo per me di benedire sua figlia, gli mandai un invito. Venne a partecipare al matrimonio perché voleva vedere sua figlia sposarsi e si diresse con grande fierezza verso la porta. Lo informammo che se voleva partecipare al matrimonio della Chiesa dell’Unificazione, aveva bisogno di vestirsi con gli abiti santi da cerimonia. Indossava il suo abito migliore e così rimase di stucco quando lo fermammo impedendogli di entrare. Comunque insistette a voler entrare perché, dopo tutto, era il matrimonio di sua figlia, ma fu lo stesso bloccato da noi. Alla fine non ebbe altra scelta che andare da uno dei nostri membri e supplicarlo di prestargli i suoi abiti santi da cerimonia. Alla fine partecipò al matrimonio della figlia vestito con gli abiti da cerimonia che aveva preso in prestito. (75-216, 5.1.1975)

Al tempo della Benedizione delle 36 coppie, pensate che gli sposi e le spose avrebbero potuto informare facilmente i loro genitori della Benedizione? I genitori sarebbero stati contenti se i loro figli avessero discusso con loro sulla prospettiva di sposarsi in una chiesa a cui essi erano contrari? Non pensate che non avrebbero voluto? Quella era una conclusione scontata. Se fossero venuti al matrimonio sarebbero stati come un pugno in un occhio in quello che altrimenti sarebbe stato il giorno più felice per la coppia. Sapendo chiaramente questo, pensate che avrei dovuto consultare i padri e le madri a questo proposito o presentarli al loro futuro genero o nuora? Poiché almeno dovevano essere avvisati, spedimmo loro un invito, in modo che arrivasse alla vigilia del matrimonio, il quale diceva: «Vostro/a figlio/a si sposerà in un santo matrimonio, vogliate onorarci della vostra presenza». Mandai a tutti un invito del genere. (61-313, 3.9.1972)

Il mio modo d’agire rivoluzionario sconvolse completamente la tradizione. Andai completamente contro le tradizioni del cristianesimo e della Corea. In che modo? Ignorai i padri e le madri. Ho mai discusso con i vostri genitori sull’eventualità che voi riceviate la Benedizione? No, perché la Benedizione è un ordine celeste. Io sono il soggetto. Al tempo della Benedizione delle 36 coppie impedimmo ai genitori di venire al matrimonio dicendo che sarebbero potuti entrare solo se indossavano gli abiti santi da cerimonia. Ci fu così tanto trambusto per questo. Fu la rivoluzione delle rivoluzioni. Sconvolse completamente tutto. (213-17, 13.1.1991)

In occasione della Benedizione delle 36 coppie, la prima fase non fu condotta all’alba? Le famiglie delle spose e degli sposi erano fuori, e lottavano per entrare gridando: «Lasciate andare mio padre» o «Liberate mia figlia!» Queste parole mi facevano apparire come un ladro che aveva rubato a qualcuno il padre e a qualcun altro la figlia. Mi facevano sembrare un ladro e gridavano contro di me: «Tu, Moon! Esci fuori! Hai distrutto la nostra famiglia e hai trasformato nostra figlia in una pazza delirante!».

Quando uno si vuole sposare, la cosa giusta da fare è ottenere il permesso dei genitori; nel nostro caso, invece, mandammo le partecipazioni di nozze ai genitori dicendo loro di indossare gli abiti santi da cerimonia se volevano venire. Era una cosa inaudita, e io lo sapevo. Se non l’avessi saputo, avrei celebrato la Benedizione col cuore leggero come una piuma, ma dovetti condurla consapevole di tutte queste cose, e quella fu la parte più difficile. Non pensate? Altrimenti avrei sentito gli insulti che lanciavano contro di me e mi sarei chiesto perché. Invece tenni la cerimonia con la consapevolezza che mi avrebbero maledetto per questo. Perseverai fino alla fine, sapendo tutte queste cose. Altrimenti l’indennizzo non avrebbe potuto essere pagato. Non potevo chiudere semplicemente gli occhi e fare un lavoro a casaccio. (211-332, 1.1.1991)

Le 36 coppie furono sposate in tre fasi: la prima all’alba, la seconda durante il giorno e la terza di notte. I loro genitori vennero a dire: «Lascia andare mio figlio! Lascia andare mia figlia!» Questa era la loro protesta. Dal punto di vista della volontà di Dio, poiché l’umanità ha avuto inizio da genitori falsi, io ho dovuto guidare tutto come un vero genitore. Non solo i genitori, ma anche il governo ci fece opposizione. Dovetti andare in tribunale e rilasciare una deposizione prima di celebrare il matrimonio. Nessuno sa che cosa ho passato per portare avanti il mio lavoro. Non c’era neanche un piccolo posto dove potevo stare. Lì stavo rischiando tutto. (91-259, 23.2.1977)

Volete che vi racconti una storia interessante? Quando stavo facendo la Benedizione delle 36 coppie in Corea, venne a trovarmi un uomo. Suo genero, fra l’altro, oggi è qui con noi. L’uomo sosteneva che tutte e due le sue figlie erano state imbrogliate inducendole a diventare membri della Chiesa dell’Unificazione. Era il direttore di una scuola e aveva già scelto appositamente due insegnanti come suoi futuri generi, perciò non voleva permettere alle figlie di partecipare alla Benedizione. Tuttavia, tutto ciò che gli dissi fu: «Se lei si vuole opporre a me, faccia pure. Ma tutte e due le sue figlie saranno benedette da me!» (22-261, 4.5.1969)

Quando scelsi le 36 coppie per la Benedizione, pensate che discussi la cosa con i loro genitori? Riunii insieme i figli degli altri e li sposai a mia discrezione, senza discutere con i loro genitori. Senza dubbio i genitori non solo mi avrebbero maledetto, ma mi avrebbero preso a bastonate. Se fossimo stati gli israeliti dei tempi antichi mi avrebbero strappato i vestiti e pugnalato a morte. Nonostante ciò, realizzai tutto in un batter d’occhio, prima che i genitori avessero la minima idea di quello che stava succedendo. Riunii i figli di Satana, li trasformai in figli di Dio e li sposai. Nel mio lavoro per completare il corso della restaurazione, con la fortuna celeste del cosmo, con chi avrei dovuto discutere di queste cose? Nel condurre la Benedizione con chi avrei potuto consultarmi? Tutto doveva essere fatto a mia discrezione. Le 36 coppie sono gli antenati. Per realizzare l’amore attraverso il quale potevano diventare gli antenati, avrei dovuto consultare i loro genitori? Quella era una questione da discutere con Dio. (18-207, 8.6.1967)

La Benedizione delle 36 coppie dovette essere condotta nell’oscurità della notte, a porte chiuse. Durante la cerimonia sentivamo ogni genere di grida come: «Lasciate andare mio figlio! Lasciate andare mio marito! Che cosa credi di fare con i figli degli altri?» Le persone si sentivano offese perché, per tradizione, i genitori organizzano il matrimonio dei loro figli, invece qui era il fondatore della Chiesa dell’Unificazione che li sposava a modo suo. Le famiglie protestavano con tanta veemenza perché erano padri e madri del mondo satanico. Poiché i figli di Dio erano stati portati via da Satana, io li sottrassi alle sue grinfie e li restaurai tramite indennizzo. Attraverso la Benedizione, dovevo riconquistare i figli e le figlie perduti nel corso della storia, restaurandoli tramite indennizzo. Per questo condussi la cerimonia in fretta. Non avevo altra scelta, perché cercavo di realizzare la restaurazione tramite indennizzo. (19-120, 31.12.1967).


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