Libro 9 La Famiglia
Benedetta
Capitolo III
Il significato
provvidenziale delle famiglie benedette
Sezione 1
1.3. Aneddoti sulla
Benedizione delle 36 coppie
Nel 1961 la cerimonia della
Benedizione delle 36 coppie si svolse in mezzo al caos e ad una grande
confusione. Alla fine dovemmo mettere qualcuno di guardia alla porta prima di
poter dare inizio alla cerimonia. Ciò nonostante, feci tutto ciò che dovevo fare,
malgrado il rumore che facevano i contestatori. I genitori delle 36 coppie si
accalcarono intorno al posto, lanciando ogni genere di insulti e continuando a
causare un grande scompiglio. Alcuni arrivarono persino a mandare delle lettere
anonime in tribunale, chiedendo che fossi messo in prigione; di conseguenza
dovetti presentarmi in tribunale diverse volte. In particolare ci furono dodici
persone che lavorarono freneticamente per distruggere la
Chiesa dell’Unificazione, spargendo polvere di carbone dappertutto. La
Chiesa dell’Unificazione si sviluppò in mezzo a questo tumulto. Dovevamo
porre le basi per la vittoria nello stesso posto dove la gente si accaniva
contro di noi. In una situazione pericolosa e in mezzo a un’aspra opposizione,
ho stabilito la base per la vittoria. (23-317, 8.6.1969)
Al tempo in cui dovevamo
tenere la Benedizione per le 36 coppie, ai genitori degli sposi e
delle spose mandai un invito a mio nome che diceva:
«Cari genitori, il tal
giorno vostro/a figlio/a si sposerà nella Chiesa di Cheonpa-dong. Per favore,
sappiate che potrete assistere alla cerimonia solo se indosserete degli abiti
da cerimonia nello stile tal dei tali, altrimenti non potrete partecipare».
Quell’invito suscitò una
grande agitazione fra i genitori; non potete immaginare quanto rumore fecero
per questo, gridando: «Ma com’è possibile che succeda una cosa del genere! Chi
osa mandare ai genitori un invito alle nozze dei propri figli?» Comunque,
potevano fare tutto il rumore che volevano. Io feci le cose come avevo deciso.
Anche se avevano chiamato la polizia per me, alla fine tutto si svolse nel modo
in cui volevo io, non in quello in cui volevano loro. (162-321, 17.4.1987)
Quando le 36 coppie furono
benedette, dovettero trattare i loro genitori come l’arcangelo. Nessuno informò
i genitori del matrimonio. All’ultimo minuto, poiché non c’era altra scelta, io
mandai gli inviti ai genitori circa una settimana prima delle nozze includendo
tante condizioni, come la necessità di indossare gli abiti santi da cerimonia e
così via. Allora i genitori mi ricoprirono di insulti, gridando che non avevo
nessun diritto di portare via i loro figli e farli sposare. Suscitarono diversi
scandali pubblici, ma non era possibile evitarlo. Pensate un attimo a quale
dispiacere devono aver provato quei genitori. Alla fine, dovemmo chiudere il
portone di ferro e impedire completamente che entrassero. Quelle furono le
misure che prendemmo per separarci da Satana. (90-124, 21.10.1976)
Fra le 36 coppie, c’è un
leader il cui padre era una persona molto conosciuta. Essendo un uomo molto
importante, non mi teneva in grande considerazione. Infatti, non mi considerava
più di quello che era considerato il poeta vagabondo Kim Sa-gat, e diceva
questo e quello sul mio conto. Quando giunse il tempo per me di benedire sua
figlia, gli mandai un invito. Venne a partecipare al matrimonio perché voleva
vedere sua figlia sposarsi e si diresse con grande fierezza verso la porta. Lo
informammo che se voleva partecipare al matrimonio della Chiesa
dell’Unificazione, aveva bisogno di vestirsi con gli abiti santi da cerimonia.
Indossava il suo abito migliore e così rimase di stucco quando lo fermammo
impedendogli di entrare. Comunque insistette a voler entrare perché, dopo
tutto, era il matrimonio di sua figlia, ma fu lo stesso bloccato da noi. Alla
fine non ebbe altra scelta che andare da uno dei nostri membri e supplicarlo di
prestargli i suoi abiti santi da cerimonia. Alla fine partecipò al matrimonio
della figlia vestito con gli abiti da cerimonia che aveva preso in prestito.
(75-216, 5.1.1975)
Al tempo della Benedizione
delle 36 coppie, pensate che gli sposi e le spose avrebbero potuto informare
facilmente i loro genitori della Benedizione? I genitori sarebbero stati
contenti se i loro figli avessero discusso con loro sulla prospettiva di
sposarsi in una chiesa a cui essi erano contrari? Non pensate che non avrebbero
voluto? Quella era una conclusione scontata. Se fossero venuti al matrimonio
sarebbero stati come un pugno in un occhio in quello che altrimenti sarebbe
stato il giorno più felice per la coppia. Sapendo chiaramente questo, pensate
che avrei dovuto consultare i padri e le madri a questo proposito o presentarli
al loro futuro genero o nuora? Poiché almeno dovevano essere avvisati, spedimmo
loro un invito, in modo che arrivasse alla vigilia del matrimonio, il quale
diceva: «Vostro/a figlio/a si sposerà in un santo matrimonio, vogliate onorarci
della vostra presenza». Mandai a tutti un invito del genere. (61-313, 3.9.1972)
Il mio modo d’agire
rivoluzionario sconvolse completamente la tradizione. Andai completamente
contro le tradizioni del cristianesimo e della Corea. In che modo? Ignorai i
padri e le madri. Ho mai discusso con i vostri genitori sull’eventualità che
voi riceviate la Benedizione? No, perché la Benedizione è un
ordine celeste. Io sono il soggetto. Al tempo della Benedizione delle 36 coppie
impedimmo ai genitori di venire al matrimonio dicendo che sarebbero potuti
entrare solo se indossavano gli abiti santi da cerimonia. Ci fu così tanto
trambusto per questo. Fu la rivoluzione delle rivoluzioni. Sconvolse
completamente tutto. (213-17, 13.1.1991)
In occasione della
Benedizione delle 36 coppie, la prima fase non fu condotta all’alba? Le
famiglie delle spose e degli sposi erano fuori, e lottavano per entrare gridando:
«Lasciate andare mio padre» o «Liberate mia figlia!» Queste parole mi facevano
apparire come un ladro che aveva rubato a qualcuno il padre e a qualcun altro
la figlia. Mi facevano sembrare un ladro e gridavano contro di me: «Tu, Moon!
Esci fuori! Hai distrutto la nostra famiglia e hai trasformato nostra figlia in
una pazza delirante!».
Quando uno si vuole sposare,
la cosa giusta da fare è ottenere il permesso dei genitori; nel nostro caso,
invece, mandammo le partecipazioni di nozze ai genitori dicendo loro di
indossare gli abiti santi da cerimonia se volevano venire. Era una cosa
inaudita, e io lo sapevo. Se non l’avessi saputo, avrei celebrato la
Benedizione col cuore leggero come una piuma, ma dovetti condurla
consapevole di tutte queste cose, e quella fu la parte più difficile. Non
pensate? Altrimenti avrei sentito gli insulti che lanciavano contro di me e mi
sarei chiesto perché. Invece tenni la cerimonia con la consapevolezza che mi
avrebbero maledetto per questo. Perseverai fino alla fine, sapendo tutte queste
cose. Altrimenti l’indennizzo non avrebbe potuto essere pagato. Non potevo
chiudere semplicemente gli occhi e fare un lavoro a casaccio. (211-332,
1.1.1991)
Le 36 coppie furono sposate
in tre fasi: la prima all’alba, la seconda durante il giorno e la terza di
notte. I loro genitori vennero a dire: «Lascia andare mio figlio! Lascia andare
mia figlia!» Questa era la loro protesta. Dal punto di vista della volontà di
Dio, poiché l’umanità ha avuto inizio da genitori falsi, io ho dovuto guidare
tutto come un vero genitore. Non solo i genitori, ma anche il governo ci fece
opposizione. Dovetti andare in tribunale e rilasciare una deposizione prima di
celebrare il matrimonio. Nessuno sa che cosa ho passato per portare avanti il
mio lavoro. Non c’era neanche un piccolo posto dove potevo stare. Lì stavo
rischiando tutto. (91-259, 23.2.1977)
Volete che vi racconti una
storia interessante? Quando stavo facendo la Benedizione delle 36
coppie in Corea, venne a trovarmi un uomo. Suo genero, fra l’altro, oggi è qui
con noi. L’uomo sosteneva che tutte e due le sue figlie erano state imbrogliate
inducendole a diventare membri della Chiesa dell’Unificazione. Era il direttore
di una scuola e aveva già scelto appositamente due insegnanti come suoi futuri
generi, perciò non voleva permettere alle figlie di partecipare alla
Benedizione. Tuttavia, tutto ciò che gli dissi fu: «Se lei si vuole opporre a
me, faccia pure. Ma tutte e due le sue figlie saranno benedette da me!»
(22-261, 4.5.1969)
Quando scelsi le 36 coppie
per la Benedizione, pensate che discussi la cosa con i loro genitori?
Riunii insieme i figli degli altri e li sposai a mia discrezione, senza
discutere con i loro genitori. Senza dubbio i genitori non solo mi avrebbero
maledetto, ma mi avrebbero preso a bastonate. Se fossimo stati gli israeliti
dei tempi antichi mi avrebbero strappato i vestiti e pugnalato a morte.
Nonostante ciò, realizzai tutto in un batter d’occhio, prima che i genitori
avessero la minima idea di quello che stava succedendo. Riunii i figli di
Satana, li trasformai in figli di Dio e li sposai. Nel mio lavoro per
completare il corso della restaurazione, con la fortuna celeste del cosmo, con
chi avrei dovuto discutere di queste cose? Nel condurre la
Benedizione con chi avrei potuto consultarmi? Tutto doveva essere fatto a
mia discrezione. Le 36 coppie sono gli antenati. Per realizzare l’amore
attraverso il quale potevano diventare gli antenati, avrei dovuto consultare i
loro genitori? Quella era una questione da discutere con Dio. (18-207,
8.6.1967)
La Benedizione delle 36
coppie dovette essere condotta nell’oscurità della notte, a porte chiuse.
Durante la cerimonia sentivamo ogni genere di grida come: «Lasciate andare mio
figlio! Lasciate andare mio marito! Che cosa credi di fare con i figli degli
altri?» Le persone si sentivano offese perché, per tradizione, i genitori
organizzano il matrimonio dei loro figli, invece qui era il fondatore della
Chiesa dell’Unificazione che li sposava a modo suo. Le famiglie protestavano
con tanta veemenza perché erano padri e madri del mondo satanico. Poiché i
figli di Dio erano stati portati via da Satana, io li sottrassi alle sue
grinfie e li restaurai tramite indennizzo. Attraverso la Benedizione,
dovevo riconquistare i figli e le figlie perduti nel corso della storia,
restaurandoli tramite indennizzo. Per questo condussi la cerimonia in fretta.
Non avevo altra scelta, perché cercavo di realizzare la restaurazione tramite
indennizzo. (19-120,
31.12.1967).
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